L’approccio scientifico della Musicoterapia

In che modo la musica può aiutare la guarigione

Sul finire degli anni ’60, in un ospedale del Bronx, a New York, un uomo era stato ricoverato dopo un ictus che gli aveva provocato un grave deficit del linguaggio. Dopo due anni di intensa terapia, il paziente non aveva avuto nessun miglioramento ed era considerato senza speranza. Un giorno una dottoressa lo sentì canticchiare, solo poche parole. Iniziò a cantare con lui, un paio di volte a settimana, accompagnandosi con la fisarmonica. Due mesi più tardi l’uomo riuscì a cantare tutta la canzone e, con il tempo, recuperò il linguaggio.

Il neuroscienziato Oliver Sacks dimostrò in modo incontrovertibile che per i pazienti affetti da postencefalite la musica era potente quanto un farmaco (come racconta lui stesso in Risvegli). Oggi il ruolo della musica nella riabilitazione, non solo nell’ictus è oggetto di grande attenzione da parte dei neuroscienziati. I gruppi di ricerca più all’avanguardia in questo campo si sono confrontati, nei giorni scorsi, a Edimburgo dove la Fondazione Mariani ha organizzato la IV edizione del convegno internazionale Neuroscienza e Musica.

Per molti anni la musicoterapia è rimasta appannaggio di personale sanitario; prima degli anni ’80 le neuroscienze non si erano praticamente mai occupate di musica. “Da quando disponiamo di tecnologie che ci consentono di osservare il cervello di una persona mentre ascolta, immagina e persino compone della musica, le ricerche sono aumentate esponenzialmente – spiega Luisa Lopez, direttore della neuropsichiatria infantile presso il Centro Eugenio Litta di Grottaferrata, Roma – Queste tecniche ci permettono di dimostrare un rapporto di causa-effetto tra la musicoterapia e il miglioramento dei pazienti“.

L’approccio scientifico, quindi, aiuta a dimostrare la reale efficacia della musica nella riabilitazione dell’ictus (MST). Ne è un esempio la ricerca svolta dal gruppo di Teppo Sarkamo presso il Centro di ricerca sul Cervello dell’Università Helsinki, in Finlandia. “Negli esseri umani – ha spiegato il neuroscienziato – l’ascolto della musica attiva ampie reti neurali in diverse regioni del cervello legate all’attenzione, elaborazione semantica, la memoria, le funzioni motorie e l’elaborazione emotiva. L’ascolto della musica migliora anche l’assetto emozionale e cognitivo. Lo scopo della nostra ricerca è stato quello di verificare se effettivamente essa ha un ruolo nella riabilitazione neurologica.

Lo studio ha coinvolto 60 pazienti in fase di recupero acuto, divisi in tre gruppi: alcuni hanno ricevuto dei CD con la loro musica preferita, ad altri abbiamo distribuito degli audio-libri, mentre il gruppo di controllo era libero di ascoltare ciò che desiderava. Tutti i pazienti hanno dovuto utilizzare il materiale dato per almeno un ora al giorno durante i successivi due mesi, oltre a ricevere le terapie mediche e riabilitative standard. Inoltre, tutti sono stati sottoposti a valutazioni neuropsicologiche periodiche. I risultati dimostrano che il recupero della memoria verbale, dell’attenzione e dell’umore sono stati migliori nel gruppo musicale”.
Anche se restano da capire i meccanismi neurali alla base di questi effetti, si dimostrato per la prima volta che l’ascolto della musica durante la fase precoce post-ictus può migliorare il recupero cognitivo e prevenire i cali d’umore.

Altri studi presentati a Edimburgo dimostrano che la terapia supportata dalla musica (MST) può migliorare la funzionalità degli arti superiori (Università di Barcellona) e può concretamente aiutare a superare disturbi del linguaggio.

Valentina Auricchio
Operatrice Shiatsu, Musicoterapeuta, Operatrice olistica

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